Categoria: Attualità

  • La Sindrome di Alienazione Genitoriale secondo Richard A. Gardner (3.7.04)

    La Sindrome di Alienazione Genitoriale secondo Richard A. Gardner

    Il sistema separazioni si regge quasi esclusivamente sull’antagonismo: sul tentativo, cioè, di affrontare un conflitto relazionale fra individui attraverso un conflitto di grado più elevato; il conflitto giudiziario.

    Nella realtà dei fatti, un conflitto giudiziario ha lo scopo di stabilire una “verità processuale” a seguito della quale una delle parti uscirà vincente e l’altra perdente. I figli, però, sono talvolta gli sconfitti di una visione ideologica che individua, indiscriminatamente, un genitore nel ruolo della vittima e l’altro nel ruolo del carnefice biologicamente violento e crudele.

    Alcuni autori descrivono le separazioni conflittuali come immagine di eserciti in battaglia, sul cui campo si scontrano, oltre ai coniugi, anche le schiere di assistenti sociali, avvocati, periti, consulenti tecnici del tribunale e delle parti, e quant’altre strutture, ruoli e funzioni vengano coinvolte. La parte dei civili inermi tocca, purtroppo, ai figli.

    L’affidamento esclusivo è tuttora molto utilizzato nella realtà italiana: oltre il 90% degli affidamenti vanno alla madre ed il padre ha spesso la percezione di essere sempre dalla parte perdente di una causa persa.

    L’affidamento esclusivo rappresenta una potenziale fonte di potere per il genitore affidatario che, in particolari situazioni, potrebbe percepire i figli non come persone, individui in divenire di cui ha la responsabilità, ma come mezzo per soddisfare bisogni propri.

    Nella società civile, più che in altri contesti, si sta affermando il concetto di bigenitorialità come diritto soggettivo dei figli. Un genitore affidatario che ritiene controproducente il rapporto dei figli con l’altro genitore, ed arriva ad attivare strategie di esclusione di quest’ultimo, viene da alcuni considerato come affetto da una forma di disagio psicologico. Una psicopatologia che può avere gravi ricadute sui figli e delle cui conseguenze siamo, ancora oggi, in Italia, quasi all’oscuro. Afferma il Prof. Guglielmo Gulotta, autorevole docente universitario di psicologia giuridica: Si è affacciato da poco nella letteratura psicologica italiana il parametro concettuale della sindrome di alienazione genitoriale.

    La Sindrome di Alienazione Genitoriale, definisce le situazioni in cui il genitore affidatario suggestiona i figli, così che il rapporto fra i figli stessi ed il genitore non affidatario si degrada e, talvolta, si interrompe. Nella PAS, i figli finiscono per mostrare un astio e un disprezzo ingiustificato e continuo verso il genitore non affidatario; astio e disprezzo non dovuto a mancanze, trascuratezze o addirittura violenze di questo genitore, ma prodotto da un’alleanza crudele che il genitore affidatario impone ai figli.

    Il “padre” della PAS, la persona, cioè, che per prima ne ha sistematizzato la descrizione, è stato Richard A. Gardner, della Columbia University di New York.

    Usando le parole di Gardner, la PAS è: Un disturbo che insorge quasi esclusivamente nel contesto delle controversie per la custodia dei figli. In questo disturbo, un genitore (alienatore) attiva un programma di denigrazione contro l’altro genitore (genitore alienato). Tuttavia, questa non è una semplice questione di “lavaggio del cervello”, o “programmazione”, poiché il bambino fornisce il suo personale contributo alla campagna di denigrazione. E’ proprio questa combinazione di fattori che legittima una diagnosi di PAS. In presenza di reali abusi o trascuratezza, la diagnosi di PAS non è applicabile.

    La PAS è caratterizzata da otto sintomi primari, espressi dai figli come prodotto di una programmazione (o lavaggio del cervello) da parte del genitore affidatario. La programmazione tende a limitare, o impedire, una relazione piena e soddisfacente fra figli e genitore non affidatario, spingendo i bambini a rifiutare quest’ultimo.

    Gli otto sintomi primari sono i seguenti:

    1- La campagna di denigrazione. In una situazione normale, ciascun genitore non permette che il bambino esibisca mancanza di rispetto e diffami l’altro. Nella PAS, invece, il genitore programmante non mette in discussione questa mancanza di rispetto, ma può addirittura arrivare a favorirla.

    2- La razionalizzazione debole dell’astio che il bambino mostra nei confronti del genitore non affidatario si esprime con motivazioni illogiche, insensate o anche solamente superficiali; ad esempio: “non voglio vedere mio padre perché mi manda a letto presto”, oppure “perché una volta ha detto cazzo”.

    3- La mancanza di ambivalenza: il genitore rifiutato è descritto dal bambino come “tutto negativo”; il genitore amato come “tutto positivo”.

    4- Il fenomeno del pensatore indipendente; la determinazione del bambino, cioè, ad affermare di aver elaborato da solo i termini della campagna di denigrazione, senza influenza del genitore programmante.

    5- L’appoggio automatico al genitore alienante: una di presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore affidatario.

    6- L’assenza di senso di colpa: questo significa che tutte le espressioni di disprezzo, nei confronti del genitore escluso, avvengono senza sentimenti di colpa nel bambino.

    7- Gli scenari presi a prestito sono affermazioni del bambino che non possono ragionevolmente venirne da lui direttamente come, ad esempio, l’uso di parole o situazioni che non sono normalmente conosciute da un bambino di quell’età, nel descrivere le colpe del genitore escluso.

    8- L’estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato, infine, coinvolge nell’alienazione la famiglia, gli amici e le nuove relazioni affettive (una compagna o un compagno) del genitore rifiutato.

    Richard Gardner afferma, basandosi su centinaia di casi e su studi di follow-up, che l’instillazione incontrollata di PAS nei bambini non può che produrre significative psicopatologie, sia nel loro presente che nella loro vita futura.

    Questi bambini subiscono una violenza emotiva che crea loro un danno enorme: un danno che difficilmente potrà essere sanato o anche solo risarcito, dato che coinvolge la sfera intima della coscienza personale.

    Una violenza che, come affermato da Gardner, porta come conseguenze: esame di realtà alterato, narcisismo, indebolimento della capacità di provare simpatia ed empatia e mancanza di rispetto per l’autorità che non può che essere estesa anche a figure non genitoriali, come insegnanti e futuri datori di lavoro.

    In situazione gravi, la disperazione di alcuni genitori non affidatari arriva alle pagine di cronaca dei giornali, che riferiscono di atti inconsulti (suicidi, omicidi) compiuti da chi viene, poi, rapidamente liquidato come “un pazzo” (638 atti di omicidio e suicidio, con 893 vittime fra gennaio 1994 ed agosto 2003, come reso noto dall’Associazione Ex). Talvolta, appaiono dati statistici che mostrano un elevatissimo tasso di suicidi fra genitori non affidatari, riferito al tasso globale di suicidi in ambito nazionale.

    Una delle possibili alternative alla separazione per via conflittuale/giudiziaria va trovata nella professionalità del personale di strutture di mediazione efficienti.

    Persone capaci di lavorare a supporto di forme di affidamento condiviso dei figli. Persone esperte a tutela di quello che è il miglior interesse dei figli: l’avere, cioè, due genitori amorevoli, percepiti nella giusta prospettiva, con i loro difetti (certo) ma anche con i loro pregi.

    Esperti capaci di interventi mirati ad evitare che i figli possano essere indotti a vedere, nei loro genitori, una santa e un criminale, oppure Madre Teresa e Hitler (Giudice Kenneth Black – Los Angeles Superior Court, Family Law Department).

    Gli operatori di questi servizi si trovano inevitabilmente ad agire su aspetti molto delicati della vita e del futuro di varie persone, compresi aspetti legati all’immagine del padre e della madre nell’intimo dei figli e nel contesto sociale. Tuttavia sono persone come tutti noi, soggette a vicissitudini personali che possono generare frustrazioni, delusioni, rabbia, sfiducia aprioristica. Non tutti possono gestire tutto, qualunque situazione, in qualsiasi momento della loro vita e questo deve essere riconosciuto. Un servizio realmente efficiente dovrebbe comprendere anche meccanismi di “limitazione di responsabilità”, per quegli operatori che appaiono o divengono (per un qualunque motivo) inadatti ad occuparsi di questo particolare campo di attività.

    Guido Parodi

    Per maggiori informazioni: www.guidoparodi.it

  • Camera Minorile di Bologna – Associazione giuridica e culturale per la difesa dei minori e delle famiglie (1.9.04)

    ASSOCIAZIONE GIURIDICA E CULTURALE PER LA DIFESA DEI MINORI E DELLE FAMIGLIE

    “E’ costituita la camera minorile dell’ Emilia Romagna, denominata ‘Associazione giuridica e culturale per la difesa dei minori e delle famiglie’.

    L’Associazione, come formazione sociale, intende contribuire al riconoscimento dei diritti inviolabili dei minori e alla loro protezione nell’adempimento dei doveri di cui all’art.2 Cost. e nell’attuazione dei principi fondamentali della Carta costituzionale e delle norme delle convenzioni internazionali.”

    ASSOCIAZIONE GIURIDICA E CULTURALE PER LA DIFESA DEI MINORI E DELLE FAMIGLIE A.D.M.eF.

    Sede: Via M. D’Azeglio n.66 40123 Bologna Tel. 051/334356 – Fax 051/334152


  • Giù le mani dai bambini – Campagna contro l’utilizzo di psicofarmaci sui bambini (6.9.04)

    La campagna

    Negli Stati Uniti ad oltre otto milioni di bambini vengono somministrati quotidianamente anfetamine o psicofarmaci allo scopo di tentare di risolverne i disagi.

    Nelle scuole italiane sono stati recentemente avviati programmi di screening di massa, per individuare i bambini sofferenti della cosiddetta “Sindrome da Iperattività e da Deficit di Attenzione“. Se tuo figlio perde le cose, è disattento a scuola o interrompe spesso gli insegnanti, non è detto che sia malato.

    Prima di affidarlo ad uno psichiatra per sottoporlo a una cura farmacologica dagli esiti incerti e con effetti collaterali potenzialmente distruttivi, consulta il tuo pediatra di famiglia. Spesso un bambino ha solo necessità di essere ascoltato con attenzione.

    Non etichettare tuo figlio. Parlagli!

    Il Comitato Scientifico

    Presidente del Comitato Scientifico è il Prof. Giorgio Antonucci.
    Compongono poi il comitato, il Prof. Dario Pavesio, decano dei pediatri italiani, il Dott. Elia Roberto Cestari, Il Prof. Paolo Portaleone, il Dott. Nico Maria Sciolla, il Prof. Luigi Cancrini e il Prof. Pietro Crispiani.

    Per maggiori informazioni consulta il sito www.giulemanidaibambini.org/


  • Bambini di strada a Kabul – di Simona Pari (7.9.04)

    Nell’esprimere dolore e sconcerto per l’assurdo rapimento a Bagdad di Simona Torretta e Simona Pari, due italiane impegnate nella solidarietà al popolo irakeno ed ai suoi bambini, ci sembra importante ricordare quanta parte questi volontari hanno dedicato alla conoscenza ed alla denuncia delle condizioni dei bambini dei Paesi in situazioni di guerra, mettendo a disposizione un articolo di una delle due rapite, Simona Pari, tratto dal sito internet dell’ARCI.

    Per informazioni sull’associazione “Un ponte per…” per la quale lavorano Simona Torretta e Simona Pari, collegati al sito: www.unponteper.it

    Una lotta per la sopravvivenza – di Simona Pari
    Bambini di strada di Kabul (dal sito www.arci.it)

    Per le strade e i vicoli del centro, nei sobborghi, nei mercati, c’è qualcuno che sta pregando perché la tua anima sia salva e la tua vita sana e felice. Chi lo fa non è un mullah che diffonde la voce di dio attraverso altoparlanti gracchianti. Ma uno delle migliaia di spandii, i bambini tra i 5 e i 12 anni, che si aggirano con in mano un piccolo vasetto di metallo fumante, bruciando carbonella presa in prestito dai fornelli che per strada arrostiscono spiedini di montone. Qui sono un’istituzione. E quella dello spandii è una tecnica: si avvicinano e ti affogano nel fumo dell’attrezzo profano. Se lo annusi non puoi fare a meno di dargli dei soldi, altrimenti la tua felicità è compromessa. Quel fumo infatti sale al cielo, e quando arriverà a destinazione, Lui saprà se avrai pagato una ricompensa per le preghiere.

    Taj ha sette anni, una calzamaglia rigata, le scarpe bucate, gli occhi a mandorla da hazara, è magrissimo. Cammina quasi incantato in una strada polverosa delimitata da container trasformati in botteghe di meccanici e ferrivecchi. Poi si risveglia, aggressivo: la concorrenza tra spandii è feroce e bisogna difendere il proprio territorio. I suoi genitori sono morti e lui vive con gli zii. Il mestiere più difficile: deve provvedere a se stesso e quando gli va bene a fine giornata riesce a mettere insieme anche un dollaro. Una vita senza giochi e senza caramelle, la sua. Senza sosta, d’inverno sotto la neve, d’estate sotto il sole. Di giorno se è fortunato riesce a bere un po’ di tè e mangiare un pezzo di roat.

    Farida, capelli lunghi, il vestito di velluto rosso, si aggira per Chicken Street, la via dei macellai, costellata di carcasse di manzo appese e gettate per terra, in attesa di essere squartate, e di pellicce di coniglio e pecora, appese nelle vetrine dei negozi di lusso. Farida, 10 anni, corre dietro a un suo coetaneo che spinge faticosamente un carretto traboccante di teste di montone. Poi allunga la mano con le unghie rosse di smalto per chiedere l’elemosina. Questa è la sua strada, qui conosce tutti. Stasera, sulla via di casa, passerà come sempre davanti al cinema Park. Lei al cinema non ci è mai andata, e non ci andrà neanche oggi. Ma tornerà nella sua casa senza finestre a Karti Sai, dove se ti affacci vedi solo muri ricamati dai mitragliatori e palazzine sventrate dalle bombe, con un sacco pieno di patate e farina. La cena per la mamma e i 5 fratelli.

    Di bambini di strada Kabul è piena. Si calcola che nel 1999 a Kabul fossero almeno 50mila, tra gli 8 e i 14 anni, comprese le bambine. Costretti ad elemosinare nella polvere, a cercare qualcosa di commestibile nella spazzatura, a raccogliere pezzi di legno o di metallo per le strade, lustrare scarpe, lavare macchine, riparare biciclette, vendere the, banane, pane e preghiere. Per un destino secco e ineluttabile, questo enorme e desolante esercito invisibile di bambini di strada continua a fare nuove reclute. E mentre il rombo della guerra si avvicina e si allontana col capriccio dei decenni, loro sono sempre lì, in cerca di qualche afgano (la moneta locale) da portare a casa, per mettere insieme qualcosa da mangiare per cena, per famiglie intere, magari di dieci persone. Molti di loro sono orfani di padre, altri hanno genitori mutilati o disabili. Altri sono completamente soli. E devono cavarsela. In molti casi si tratta di bambini che vivono a Kabul, in campi per sfollati (ce ne sono anche in centro).

    A loro non è riservata nessuna alternativa: non sanno cosa sia un’altra vita, non conoscono la scuola, ignorano cosa sia il gioco. Già da piccolissimi, i bambini in Afghanistan sono destinanti a contribuire al mantenimento della famiglia. Nelle zone rurali, vengono adoperati per badare il bestiame o per andare a prendere legna e acqua. Nelle zone urbane, prima della guerra, in molti lavoravano nelle industrie e nelle botteghe. Ora che molte attività produttive e commerciali hanno cessato di esistere, la maggior parte dei bambini lavora per strada. Per circa 12 ore al giorno. Senza alcuna tutela, perché lavorano completamente soli.
    Il lavoro per strada, già di per sé pericoloso, espone i bambini a molti rischi: dalle mine inesplose, agli abusi sessuali, al consumo di droga (soprattutto hashish, charse e poppy), a violenze di ogni tipo. Sul lungo periodo, inoltre, aumenta la probabilità che questi bambini vengano coinvolti in network criminali e le bambine in attività di prostituzione (visto che la loro povertà diminuisce la probabilità che ricevano proposte di matrimonio). Il guadagno medio di un bambino che lavora per strada oscilla tra 20mila e 50mila afgani, neanche un dollaro.

    Tre organizzazioni, supportate da Save the Children, da anni stanno occupando lo spazio lasciato vuoto dal collasso dello stato, fornendo assistenza, educazione e talvolta cibo ai bambini di strada.

  • Camera Minorile di Milano (9.9.04)

    Si è costituita, nell’aprile di quest’anno, la Camera Minorile di Milano “cam mino” associazione di avvocati che operano nell’ambito del diritto minorile e della famiglia promuovendo la centralità del minore come soggetto di diritti.

    Il 21 settembre 2004 al Palazzo di Giustizia di Milano sarà presentata l’attività dell’associazione.

     Per maggiorti informazioni consulta il sito: www.cameraminorilemilano.it

    Camera Minorile di Milano
    Via Larga, 15 20122 Milano
    Cod. Fisc. 97376340150


  • Condanna della strage di Beslan (16.9.04)

    Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia
    Aderente alla”Association Internationale des Magistrats de la Jeunesse et de la Famille”
    www.minoriefamiglia.it

    COMUNICATO

    L’Associazione Italiana Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia desidera unire la propria voce all’espressione unanime di dolore, raccapriccio e condanna per lo scellerato raid terroristico di Beslan .

    Non può non impressionare profondamente come sempre più spesso i bambini – purtroppo da sempre coinvolti in azioni di guerra e di terrorismo – siano ormai individuati come vittime designate e prescelti come bersagli privilegiati, con una ferocia che ci riporta alle tragiche e disumane esperienze del nazismo. E’ ciò che è avvenuto in Ossezia, mentre probabilmente non è casuale che le due volontarie italiane sequestrate in Iraq- Simona Torretta e Simona Pari – si trovassero in quel paese per prestare la propria opera soprattutto in favore dell’infanzia.

    Tutto ciò rappresenta un pauroso arretramento rispetto a principi fondamentali che sembravano acquisiti alla coscienza universale e costituisce un segno inquietante dell’esposizione sempre maggiore della condizione minorile all’odio, alla violenza e alla barbarie.

    Roma,16 settembre 2004 – Il Comitato di Presidenza

    Vedi anche il documento sui bambini e la guerra


  • Procura per i Minorenni di Torino: attivato il sito internet (29.10.04)

    È nato il primo sito internet di una Procura per i Minorenni

     La Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta ha, da ieri, il suo spazio on-line, all’indirizzo www.procuraminori.torino.giustizia.it

    Il sito, fortemente voluto ed ideato dal Procuratore Piercarlo Pazè, è stato curato, nei contenuti e nella prospettazione grafica, dal sostituto Procuratore Valentina Sellaroli e dal Brigadiere dei Carabinieri della locale sezione di Polizia Giudiziaria, Stefano Brunacci, ed è stato elaborato e realizzato da Michele Allara, del Distretto Tecnologico del Canavese.

    La scelta dei contenuti e la impostazione del sito, interattiva ed attuale, mirano allo scopo fondamentale di garantire sempre più trasparenza nelle problematiche della materia minorile e di creare degli spazi di apertura per una comunicazione che sia reciproca, tra tutti i soggetti che, per attività lavorativa o per semplice interesse personale, sono interessati a queste tematiche. Il sito, infatti, contiene oltre ad una serie di informazioni e spiegazioni, anche alcuni servizi interattivi rivolti agli avvocati, agli operatori socio-sanitari, alle forze dell’ordine, ai magistrati, agli studiosi in generale ed anche ai semplici cittadini. Gli avvocati potranno, dunque, richiedere notizie sullo stato dei procedimenti penali e civili, tutti gli utenti potranno consultare elenchi ed albi assolutamente fondamentali per le materie di settore (si pensi all’elenco dei servizi socio-sanitari ed all’elenco delle comunità ed istituti di tipo residenziale per minori, o ancora all’albo degli enti autorizzati in materia di adozioni internazionali), potranno scaricare direttamente dal sito moduli per presentare direttamente ricorsi per ottenere provvedimenti dal Tribunale per i minorenni.

    Sarà poi possibile consultare una sezione dedicata alla raccolta dei più recenti provvedimenti giurisdizionali emessi in materia minorile in Piemonte e in Valle d’Aosta, consentendosi così di dare conoscenza e mantenere la memoria storica di decisioni anche di fondamentale rilievo e novità nella giurisprudenza locale.

    È già attivo, infine, anche il Forum di discussione, aperto a tutti gli utenti interessati, semplici cittadini o esperti delle varie discipline interessate, per sollecitare discussioni, porre questioni, proporre soluzioni e confrontarsi su tematiche vecchie e nuove di questa vasta e delicata materia.

     

  • L’ANM interviene sull’approvazione del maxiemendamento relativo all’ordinamento giudiziario (3.11.04)

    Associazione Nazionale Magistrati
    Comunicato stampa

    CONVOCAZIONE URGENTE DEL COMITATO DIRETTIVO CENTRALE DELL’ANM

    Una riforma organica dell’ordinamento giudiziario che assicuri una migliore qualità della giustizia è necessaria, ma deve essere attuata nel rispetto dei principi costituzionali sulla indipendenza della magistratura e sull’equilibrio tra le istituzioni dello Stato.

    Il maxiemendamento del governo, approvato dal Senato, elude tutti i problemi di fondo, poiché si limita a correggere incongruenze tecniche e errori formali, lasciando immutato nella sostanza il testo sul quale l’ANM ha espresso una valutazione radicalmente negativa.

    Il successivo andamento del dibattito in aula e le posizioni assunte dal Ministro Castelli e dall’ex relatore sen. Bobbio indicano che gli inviti al dialogo ed al confronto costruttivo non trovano nessuno spazio.

    Finora non è stata posta la fiducia, ma l’andamento del dibattito dimostra che si rifiuta ogni confronto con le ragioni del dissenso.

    L’ANM continua nonostante tutto ad auspicare che vi sia un mutamento di metodo e che nel tempo che ancora rimane vengano affrontate le questioni centrali.

    Il sistema di carriera assurdo ed ingestibile, la struttura rigidamente gerarchizzata del Pm, la separazione delle funzioni tra giudici e Pm che, di fatto, si tradurrà in una separazione definitiva di carriere, il sistema disciplinare fortemente condizionante l’indipendenza di decisione dei magistrati: queste le linee portanti della controriforma che pone in crisi il diritto dei cittadini ad avere un giudice indipendente da ogni altro potere e opera nella direzione opposta a quella di processi più rapidi ed efficaci.

    Se il testo risultante dal maxiemendamento rimanesse immutato, sarà approvata una pessima legge. Il Ministro Castelli avrà fatto passare una riforma davvero “epocale”, ma solo perché peggiorerà il funzionamento della giustizia e diminuirà le garanzie dei cittadini.

    L’ANM ha il dovere di denunciarlo nel modo più netto.

    La Giunta Esecutiva Centrale è convocata in composizione allargata ai segretari dei gruppi associati il 10 novembre alle ore 11.00.

    Il Comitato Direttivo Centrale è convocato sul tema “Crisi del servizio giustizia e controriforma dell’ordinamento giudiziario” il 14 novembre 2004 alle ore 9,30

    Roma, 3 novembre 2004 – La Giunta Esecutiva Centrale

  • Il senato approva la controriforma dell’ordinamento giudiziario (10.11.04)

    Associazione Nazionale Magistrati
    Il senato approva la controriforma dell’ordinamento giudiziario

    Il Senato dopo la ulteriore accelerazione del contingentamento dei tempi, ha approvato la riforma dell’ordinamento giudiziario senza alcuna modifica significativa.
    L’ANM, raccogliendo gli inviti al dialogo, non ha mancato fino all’ultimo di fornire il suo contributo di approfondimento e di proposta.
    Il Governo ha dimostrato una totale chiusura di fronte agli appelli al dialogo e alla unanime critica degli operatori della giustizia e del mondo accademico.
    Il sistema di carriera assurdo ed ingestibile, la struttura gerarchizzata del Pm, la separazione delle funzioni tra giudici e Pm che, di fatto, si tradurrà in una separazione definitiva di carriere, il sistema disciplinare fortemente condizionante l’indipendenza di decisione dei magistrati: queste le linee portanti della controriforma che pone in crisi il diritto dei cittadini ad avere un giudice indipendente da ogni altro potere e opera nella direzione opposta a quella di processi più rapidi ed efficaci.
    Il Ministro Castelli ha fatto passare una riforma davvero “epocale”, ma solo perché peggiorerà il funzionamento della giustizia e diminuirà le garanzie dei cittadini.
    La Giunta Esecutiva Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati, in adempimento del mandato ricevuto dal Comitato Direttivo Centrale del 26 settembre 2004, ha deliberato alla unanimità di fissare la astensione dalle udienze per il giorno 24 novembre 2004 con le modalità stabilite dal codice di autoregolamentazione.

    Roma, 10 novembre 2004- La Giunta Esecutiva Centrale


  • LETTERA APERTA DEI MAGISTRATI ITALIANI SULLA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO (18.11.04)

    LETTERA APERTA DEI MAGISTRATI ITALIANI
    SULLA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO

    Al Ministro della Giustizia

    Al Vicepresidente
    del Consiglio Superiore della Magistratura

    Siamo magistrati della Repubblica Italiana.

    Siamo impegnati ogni giorno in condizioni difficili nel compito di applicare la legge, dirimere le controversie tra i cittadini, accertare la responsabilità delle persone accusate di delitti. Decidiamo della libertà delle persone, dei loro beni, della tutela dei diritti.
    Siamo consapevoli del fatto che spesso le decisioni arrivano troppo tardi e non sempre i bisogni e le aspettative di giustizia sono soddisfatte.
    Da anni chiediamo, tramite la nostra associazione, al Governo e al Ministro, a cui compete l’organizzazione del servizio, di fornire i mezzi e le strutture necessarie a rendere il servizio adeguato alle esigenze dei cittadini e agli standard degli altri paesi dell’Unione Europea.
    Da anni, allo stesso scopo, chiediamo anche interventi di riforma sulle procedure e sui codici. E più volte abbiamo offerto contributi di proposta elaborati sulla base della nostra esperienza professionale. Inoltre, da tempo abbiamo proposto una riforma del sistema dei controlli che assicuri una migliore professionalità di tutti i magistrati.
    Le nostre richieste sono sempre rimaste inascoltate. Anzi gli stanziamenti per la giustizia si riducono ogni anno e nemmeno consentono di affrontare le spese minime necessarie per il funzionamento degli uffici. Le riforme legislative approvate negli ultimi tempi, con interventi di settore e privi di una visione organica, hanno confuso il quadro legislativo, appesantito le procedure, rendendo ancora più lunga e tormentata la durata dei processi.
    In questa situazione il Parlamento si appresta ad approvare una riforma dell’ordinamento giudiziario, che riscrive le regole di organizzazione della magistratura.
    Secondo noi questa riforma è sbagliata e inutile e, per molti aspetti, incostituzionale.
    Con questa riforma i magistrati dovranno dedicare buona parte del loro tempo a studiare per preparare i numerosi concorsi che dovrebbero scandire la loro carriera, sottraendo tempo ed energie alla attività di indagine e alla preparazione delle cause.
    Inoltre i magistrati saranno meno liberi, in quanto la loro carriera non dipenderà più dall’organo di autogoverno previsto dalla Costituzione, il Consiglio Superiore della Magistratura, ma, in molti aspetti, dal Ministro e dai vertici della gerarchia interna.
    La separazione di fatto delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri e la attribuzione di amplissimi poteri di indirizzo e di controllo ai vertici degli uffici di Procura portano alla creazione di un corpo separato e rigidamente gerarchizzato e rappresentano un rischio serio per le garanzie dei cittadini e per l’eguaglianza di tutti i cittadini: questa riforma contrasta con la Costituzione che impone l’unità della magistratura e porrà le premesse per la collocazione del pubblico ministero nell’orbita del potere politico.
    Con questa riforma i cittadini non avranno una giustizia più celere e più efficiente.
    Ma solo magistrati meno liberi e indipendenti.
    Per questo chiediamo di non approvare questa riforma.
    E chiediamo che ognuno, nell’ambito dei propri compiti istituzionali, si impegni per realizzare le riforme utili alla giustizia.

    Roma, 15 novembre 2004

    Edmondo Bruti Liberati
    Piero Martello
    Carlo Fucci
    Antonietta Fiorillo